IL CASTELLO DI ZAK: UN MUSEO DI STREET ART ALLE PORTE DI MILANO
In un’ex fabbrica abbandonata a Cormano appena fuori Milano, a due passi dal capolinea Comasina della M3, si trova un posto pazzesco: il Castello di Zakula o di Zak, divenuto tempio di writers e museo di street art. Ad abitare questo luogo apparentemente ameno è Zakaria Jemai, chiamato da tutti zio Zak, tunisino, sulla sessantina, col cappello in testa, un tipo dall’aria misteriosa, unico abitante di questo posto che sembra essere uscito da una favola moderna.
In un decina di anni ne ha fatto la sua casa trasformando questo luogo anonimo e nefasto in un posto confortevole e accogliente dove l’arte e la creatività la fanno da padrone: lunghi corridoi e intere stanze ricoperti da opere stupende realizzate da artisti italiani e internazionali. Si sale, si scende, si entra e si esce, su ogni pezzo di muro è passata la mano di un artista.
Grazie alla perseveranza di Zak e al suo amore per l’arte, il Castello è diventato un vero e proprio punto di riferimento per tanti street artist: molti di loro tornano, non solo per dar libero sfogo alla creatività ma anche per trascorrere momenti di convivialità con zio Zak, per ascoltare le sue storie, condividere un pranzo, un bicchiere di vino. Una seconda casa, insomma!
Sono inoltre tanti gli avventori e i curiosi che giungono qui e si lasciano stupire dalla sua straordinaria bellezza. Ma non solo. È talmente pazzesco e fuori dalle righe che è stato scelto persino come set per video, shooting fotografici di moda, spot pubblicitari. Il noto cantante Ghali per esempio ha realizzato qui il video della canzone “Habibi” mentre Timberland ha utilizzato il castello come set per uno spot che ha come protagonista Luca Barcellona, il miglior calligrafo italiano di questi tempi.
È stato scelto anche per una sfida di softair. E addirittura è diventato un posto dedicato all’arte terapia. Zio Zak accoglie anche bambini autistici che danno libero sfogo alla loro creatività dipingendo grandi pareti con disegni degni di nota.
È la sua ambiguità a rendere questo posto speciale: dall’esterno appare nefasto, un postaccio da evitare, all’interno vieni travolto da un’esplosione di colori e creatività che ti rimane impressa negli occhi e nella mente anche per giorni. E, quando entri non vuoi più uscire. Quando esci ti lascia addosso un’incredibile sensazione di bellezza e di gratitudine. Insomma è il brutto che magicamente è diventato bello! Mi piace la definizione che ha dato Massimo Oppedisano: “Illegalmente legale, invisibilmente visibile, irrealmente reale”.
Sono tanti ormai a parlarne, (sul web trovi tanti articoli e video a riguardo) ma solo se ci vai di persona capisci cos’è. È davvero difficile descriverlo e raccontarlo a parole. È un posto che devi vivere per poterlo capire, devi guardarlo con i tuoi occhi per comprenderne la sua unicità e devi ascoltare le storie di Zak per andare oltre l’apparenza e il pregiudizio. Ci ho messo un po’ infatti a scrivere questo articolo. Mi è servito del tempo per rielaborare ciò che ho visto e ascoltato, e non contenta, sono tornata perché è così, è un posto che ti seduce e ti conquista ed è difficile non tornarci!
Indice
“Ho scelto il metodo di migliorare quello che ho: una cosa brutta diventa bella. Il bello è nato dal brutto. Se nasci e vivi sempre nel bello non saprai cos’è finché non hai conosciuto il brutto. E allora sì, inizi a godertelo e tenertelo stretto”.
IL CASTELLO DI ZAK: LA STORIA DI ZAKARIA JEMAI DETTO ZAK
Chi è precisamente Zak e come ha fatto a realizzare tutto questo? È davvero incredibile e lodevole quello che è riuscito a creare dal nulla, anzi dalle macerie, dai calcinacci, da un palazzo decadente che sembrava destinato alle ruspe. In fondo quello che è successo è un po’ la metafora della sua vita e questo rende il tutto ancora più affascinante. Tunisino di origine, Zakaria Jemai vive da 38 anni in Italia.
“Io sono un re per me stesso e un re non può vivere in una casa abbandonata ma in un castello”.
Con una laurea in Diritto Amministrativo, quattro lingue parlate, intraprende la carriera di chef che lo fa girare il mondo. Ha due figli di cui parla con grande orgoglio non appena entri in confidenza e che si intuisce ama più della sua vita. Un evento ha cambiato definitivamente il corso della sua vita e gli han fatto perdere tutto quello aveva. “Ad un certo punto della mia vita sono diventato un clandestino” mi racconta zio Zak “due erano le strade: o diventare delinquente o barbone, o rialzarsi soffrendo. Ha scelto la seconda. Ho visto questo palazzo e, non so come mai, ho deciso di farlo diventare casa mia. E dopo 10 anni di sofferenza è nato il castello con tutte le sfumature della mia vita disegnate su muri crepati, esattamente come è successo a me”.
“Ho tirato fuori tutta la mia vita, le mie esperienze, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, con tutti i suoi tormenti e le sue sofferenze, ho rovesciato e mi sono seduto sopra”.
Un giorno arrivano degli artisti, la crew Canemorto e Tenia che, vedendo questo palazzo abbandonato (non sapevano ci fosse una persona dentro) si fiondano per lasciare il loro segno. Zak li vede e li accoglie come dei vecchi amici, porta loro il caffè, prepara da mangiare e, da allora si instaura una bella amicizia. Da qui inizia l’avventura del Castello.
Col passaparola tanti writers e street artist iniziano a scoprire il posto, a frequentarlo a decorare muri e creare installazioni. Ma non artisti qualsiasi, zio Zak accoglie tutti ma fa decorare i muri del suo castello solo a quelli bravi. E lui ha davvero fiuto in questo. Non ama molto il writing, preferisce i murales. E, infatti camminando lungo i corridoi e andando da una stanza all’altra, ti imbatti in gigantesche opere che ti lasciano senza fiato. Molte di queste hanno come protagonisti volti di donne, e spesso sono realizzate da artiste. Ed è proprio qui che ho conosciuto, sia di nome che di fatto, alcune artiste di Milano di cui prima ignoravo l’esistenza.
Perdersi in questa esplosione di colori è davvero in piacere per gli occhi e per l’anima. Ti riempi di bellezza e non vuoi più uscire.
“In tutto il castello, in qualsiasi angolo c’è il mio timbro, c’è un po’ della mia vita, le mie ansie, le mie paure, il mio terrore, tutto”
Ad accogliere gli ospiti del castello c’è il “salone” principale, l’area conviviale del castello piena di oggettini curiosi e installazioni particolari alcune delle quali da lui stesso create. Poi c’è una stanza che utilizza in inverno con un caminetto per riscaldarsi e una che utilizza in estate più grande e aperta.
Zak ha pensato davvero a ogni dettaglio. È organizzatissimo e anche green. Ricicla infatti tutto dall’acqua piovana alle bottiglie di plastica. E sì, qui non c’è mica l’acqua corrente a portata d rubinetto! Non c’è neanche l’elettricità. Infatti solitamente è buona prassi da parte degli ospiti portare dell’acqua oltre a una bottiglia di vino che è sempre ben gradita da Zak oppure lasciare un contributo.
Grazie ai contributi che ha raccolto è riuscito ad acquistare un pannello fotovoltaico per produrre elettricità che gli dura però alcune ore. Il suo prossimo passo sarà una batteria più grande che gli consente di far durare la luce più a lungo. Gli auguro tanto di potercela fare presto!
“Sono riuscito a rinascere senza chiedere nulla a nessuno”.
Come succede sempre sono le persone a rendere i posti speciali. E così anche il Castello di Zak è unico non solo per gli splendidi murales ma anche per la storia che c’è dietro e perché lui, zio Zak, è una persona speciale che ha reso questo posto caldo e accogliente anche nei giorni più freddi. Anche se può sembrare inizialmente un po’ burbero, gli basta guardarti negli occhi per aprirsi.
È piacevole ascoltarlo, soprattutto quando racconta la sua storia e quando vuole conoscerti meglio e inizia a farti domande da investigatore. Rimani incantato dal suo vissuto e dalla sua incredibile schiettezza (non ha peli sulla lingua!) e dalla capacità di connettere le persone. Ho scoperto che grazie a lui alcuni hanno trovato l’anima gemella! La condivisione poi è di casa. Se porti da bere o da mangiare lo condivide con te. Spesso prepara pranzi per i suoi artisti e aperitivi per gruppi di curiosi in visita al castello. Insomma un animo gentile. E, quando esci dal castello, come ho accennato sopra, ti porti dietro un senso di leggerezza,gratitudine e benessere.
Diciamo che visitare il Castello di Zak è terapeutico per certi versi.
“Ho tolto dalla mia vita la parola “voglio” e “desidero”, non voglio niente e non desidero niente, non ne ho più il diritto, ma non devo nemmeno accontentarmi”
COSA RAPPRESENTA IL CASTELLO DI ZAK PER GLI ARTISTI
Come accennavo prima per molti artisti il Castello di Zak è diventato un punto di riferimento e un luogo di incontro, dove creano, si incontrano, si confrontano, una seconda casa insomma, un rifugio caldo e accogliente.
Se ti trovi a passare ne incontrerai sempre qualcuno, o intento a dipingere un muro, oppure a chiacchierare o a bere una birretta con zio Zak. Si intuisce subito che questo è un luogo speciale per molti di loro. Ho avuto il piacere di conoscere alcuni artisti e, incuriosita da questo forte legame così evidente con il castello, ho chiesto loro cosa rappresenta.
“Il castello l’ho scoperto nell’ultimo anno, mi ha portata Chiara, una splendida sorpresa. È il nostro rifugio, un luogo protetto dove possiamo sbizzarrirci libere nel disegno. Un luogo di incontro e confronto. Siamo in tanti a frequentarlo, lo zio è accogliente e ci mette tutti in connessione. Ogni pomeriggio passato lì è stato speso benissimo, umanamente e artisticamente. Tra spray, pennelli e storie di vita nel salottino con camino, tè e dolcetti tutto diventa parte di una magia. Tra l’altro non vedo l’ora di tornare che ho un pezzo a metà”. Marina
“Definire il castello non è facile, una fabbrica abbandonata, con macerie e scale pericolanti, senza luce e acqua corrente. E’ per me un isola deserta, dove i soldi e la materia non hanno importanza, dove ci si deve adattare, dove è importante abbracciarsi con sguardi e sorrisi, dove ci si deve scaldare con il fuoco e con le parole, dove il “normale” di questo mondo non esiste.
Al castello si condivide qualunque cosa, dal bere al mangiare, e per chi lo conosce sa che il cibo dallo zio chef non manca mai. Tracce, scritte e disegni si sovrappongono e si mescolano, dando vita a un’onda di colori che spacca e travolge il grigio di questa città. Ma ogni segno, anche il più minuscolo, ha una storia, una vita da raccontare. Rimango sorpreso ogni volta che entro. È qualcosa di indescrivibile, trovare tutto questo in un singolo posto, in una singola persona,
perché in fondo il castello é semplicemente “ZIO ZAK“. Matteo.
Un ringraziamento speciale a zio Zak e agli artisti che hanno lasciato la loro testimonianza Chiara, Marina, Martina e Matteo. 😉
E allora, non è un posto incredibile?🤩
4 Comments
by ELIANA
Meraviglioso il castello di zio Zack! Mi piacerebbe andare a vederlo con i miei figli e publicizzarli ai miei alunni ( insegno arte alle medie e cerco sempre stimoli nuovi x i ragazzi) come ci si arriva e come si entra? Il luogo internamente può presentare pericoli( solai che perdono pezzi, scale inagibili o altro) ? Grazie mille per aver fatto scoprire questo luogo!
Eliana
by Elena
Ciao Eliana che bello il tuo entusiasmo! Devi essere davvero una brava insegnante. Sarebbe bello se tu riuscissi a visitarlo. Ci possiamo sentire in privato? Ti accompagno volentieri. Mandami una mail o scrivimi un messaggio su Facebook o Instagram.
by Paolo
Complimenti per l’articolo e le immagini
Il castello è proprio come lo descrivi e davvero ti entra nel cuore … esci e vorresti ritornarci subito
Grazie a Zak e agli artisti che hanno reso questo luogo unico e splendido
by Elena
Grazie Paolo! Mi fa piacere che ti sia piaciuto l’articolo e che le mie sensazioni siano arrivate. Hai detto bene “ti entra nel cuore”! Zak è davvero una bella persona e così accogliente!