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L’ARTISTA SIMONA COZZUPOLI E I SUOI MICROMONDI

Simona Cozzupoli

L’arte mi affascina lo sapete e quando si parla di forme artistiche particolari il mio grado di interesse schizza incredibilmente. E così mi sono imbattuta in un’artista sui generis, non una come tante, un’artista che ha arte e poesia nel dna. Decoratrice d’interni, arredatrice e allestitrice di vetrine, appassionata dell’usato, Simona Cozzupoli crea bacheche con composizioni di oggetti vari, bambole, carte da gioco, origami, nature morte, farfalle di carta, con cui crea i suoi “micromondi”. Opere apparentemente bizzarre, e senza un immediato senso, ma che celano in realtà un significato simbolico.

Simona Cozzupoli

Quando creo qualcosa cerco anche un dialogo virtuale con lo spettatore, voglio coinvolgerlo in riflessioni su temi a me cari, tra i quali, ad esempio, la meraviglia e lo stupore intesi come uno stimolo alla conoscenza e come principio stesso della filosofia (sia in Occidente, con Platone e Aristotele, che in Oriente con Lao Tzu)” precisa Simona nell’intervista che mi ha rilasciato. Le sue opere sono dei supporti concreti per immaginare una realtà dominata dal gioco, dalla meraviglia, dal sogno e dalla contemplazione.  Ci aiuta in poche parole a far emergere il bambino che è in noi, assopito ormai da tempo, lo stesso che ci permette di guardare oltre. “L’essenziale è invisibile agli occhi” diceva il piccolo principe nell’omonimo racconto di Antoine de Saint-Exupéry. Ci dimentichiamo delle piccole e semplici cose della vita, che sono poi quelle che arricchiscono corpo e spirito. Avete presente quel gioco che facevamo un po’ tutte da bambine “Giochiamo a fare ..” interpretando ciascuna un ruolo diverso, la mamma, la moglie, il papà ecc. Ecco, Simona ci invita a fare questo, a immaginare, un personaggio, una storia, una relazione, a incuriosirti davanti a questi oggetti apparentemente vuoti, a immaginare storie. Adesso sedetevi, rilassatevi e leggete questa intervista che vi stupirà, ne sono sicura!

Simona Cozzupoli

 

 INTERVISTA A SIMONA COZZUPOLI

 

1.Chi sei e cosa fai nella vita (Raccontami di te brevemente e del tuo lavoro di artista)

 

Ho 40 anni e mi definisco una persona riservata, riflessiva e con molta immaginazione. Qualcuno mi trova strana e anacronistica perché non ho internet sul cellulare. Personalmente trovo inspiegabile il contrario, cioè che così tante persone oggi non possano fare a meno di un accesso a internet ventiquattr’ore su ventiquattro. Da bambina, come altre mie coetanee, amavo raccogliere piccoli oggetti per me particolarmente evocativi e custodirli dentro una scatola: aprirla e osservarne il contenuto era un’attività emozionante che lasciava la mia immaginazione libera di seguire i percorsi sinuosi e imprevedibili del sogno.

Simona Cozzupoli

Ancora oggi conservo con cura un bottone rosso proveniente da una di quelle “collezioni infantili in scatola”. Da questo punto di vista, non c’è interruzione rispetto al mio attuale lavoro di artista: anche adesso, da adulta, continuo infatti a dedicarmi con entusiasmo a quella particolare attività collezionistica e combinatoria: mi lascio ammaliare dagli oggetti, che scelgo nei mercatini dell’usato in base al loro potere di evocare mondi originari, e li dispongo dentro scatole di legno (spesso contenenti giocattoli) alle quali aggiungo poi un vetro, trasformandole in “bacheche”.

La scatola ha per me un grande valore simbolico. È un reliquiario ed è anche uno scrigno: racchiude ciò che resta di un passato prezioso che si vuole sottrarre all’oblio. Il passato mitico dell’infanzia di ognuno di noi, quando il mondo intero si disvelava a poco a poco per la prima volta, in uno stupore continuo. La scatola, come quella cranica, simboleggia del resto anche la memoria, che nella mitologia greca era personificata da Mnemosine, madre delle Muse, divinità protettrici delle arti. Durante l’adolescenza ho deciso di eliminare completamente dalla mia alimentazione carne e pesce, diventando vegetariana: mi infastidiva l’idea di mangiare animali. Da allora non ho mai cambiato idea. In quel periodo leggevo molto: i libri alimentavano la mia immaginazione, una facoltà dell’essere umano che ancora oggi considero fondamentale, tanto da averle dedicato un “Rebus oggettuale”, la cui soluzione è anche una dichiarazione di poetica: “Immaginazione al potere”.

 

Simona Cozzupoli

Terminato il liceo classico, mi sono iscritta a Lettere con indirizzo in Storia e critica delle arti all’Università degli Studi di Milano. Contemporaneamente all’interesse per lo studio “teorico” dell’arte ho sentito la necessità di una ricerca artistica “pratica” svolta in prima persona, ispirata – più o meno consapevolmente – alle correnti e agli artisti incontrati sui libri e nei musei.

Conseguita la laurea, ho cominciato a insegnare storia dell’arte e letteratura italiana, continuando, allo stesso tempo, a dedicarmi alle mie creazioni con sempre maggiore consapevolezza.

Simona Cozzupoli

 

2.Come nasce questo amore per le bambole e come hai deciso di trasformarlo in lavoro?

La mia infanzia è stata caratterizzata dalla presenza delle bambole. Ne ho avute molte e le ho amate a lungo. Ricordo perfettamente che, verso gli 11-12 anni, ho provato addirittura dispiacere all’idea che sarebbe giunto, con la maturità, il momento in cui non avrei più voluto giocarci. Adesso mi rendo conto che le mie attuali creazioni esprimono, e realizzano al tempo stesso, il desiderio di tenere vive alcune modalità percettive proprie dell’infanzia, quelle che generalmente tendono a svanire con l’età adulta per effetto della civilizzazione. Le bamboline souvenir che utilizzo nelle mie bacheche, quelle che negli anni ‘80 si trovavano in vendita negli autogrill (vestite con i costumi tipici delle regioni italiane o delle nazioni del mondo), sono per me idoli moderni, supporti concreti per sintonizzarmi con quel periodo della vita in cui la tipica frase sgrammaticata “Giochiamo che io ero…” aveva il potere di spalancare le porte di mondi meravigliosi.

Simona Cozzupoli

Quando, all’inizio del 2017, ho creato il mio sito internet, ho deciso di provare a esporre le mie opere. Un pomeriggio, mentre passeggiavo in zona Navigli a Milano, sono stata attratta da una vetrina nella quale erano esposti oggetti bizzarri: era l’ingresso del bar più piccolo del mondo. Ho subito pensato che un locale in stile “cabinet de curiosités”, che vantava un primato per le sue dimensioni ridotte, sarebbe stato un luogo particolarmente adatto ad ospitare le mie bacheche piccole e piccolissime. Si è trattato in effetti di una felice intuizione perché ad aprile di quell’anno ho realizzato l’allestimento con le mie opere sia della vetrina che dell’interno del locale, tuttora visitabile.

Sono seguite poi altre opportunità espositive in noti locali milanesi: Mag Cafè e Bond, sul Naviglio Grande, Le Biciclette – Ristorante & Art bar in zona Colonne di San Lorenzo e Colibrì caffè letterario in zona Duomo, dove è ancora possibile vedere, nella libreria, alcune opere rimaste in esposizione oltre il termine della mostra “Micromondi. Gioco, meraviglia, sogno e contemplazione”.

Queste esperienze hanno rafforzato in me la volontà di trasformare la mia naturale attitudine creativa in lavoro: oggi mi propongo come decoratrice d’interni, arredatrice e allestitrice di vetrine.

Proprio di recente si è realizzato il desiderio di vedere una mia opera esposta in un vero e proprio cabinet de curiosités, una Wunderkammer in zona Brera a Milano. Il negozio si chiama “Antichi Vizi” ed è gestito dagli antiquari e collezionisti Francesca Casati e il padre Alessandro. Tra corna di cervi, animali tassidermizzati, strumenti scientifici e pietre giapponesi di meditazione (che assumono mille forme come le nuvole), è esposto fino a gennaio 2019 un mio “Templum”.

Simona Cozzupoli

3.Cosa vuoi trasmettere e raccontare con le tue opere?

Quando creo qualcosa cerco anche un dialogo virtuale con lo spettatore, voglio coinvolgerlo in riflessioni su temi a me cari, tra i quali, ad esempio, la meraviglia e lo stupore intesi come uno stimolo alla conoscenza e come principio stesso della filosofia (sia in Occidente, con Platone e Aristotele, che in Oriente con Lao Tzu).

L’interazione che cerco con l’osservatore è particolarmente esplicita nei “Rebus oggettuali”, che chiedono di essere risolti oppure osservati nella loro pura “veste visiva”, lasciando così aperte infinite possibilità interpretative.

Anche i diorami con le carte da gioco lanciano una sfida: offrono un punto di partenza per l’invenzione di trame che abbiano come protagonisti Re, Regine, donne, cavalieri e cavalli. Davanti a queste composizioni ogni osservatore può compiere un esercizio di immaginazione, trovando storie sempre diverse. Nella serie di bacheche con le carte napoletane (“Incontri nel giardino dei Re”), per esempio, ho accostato le donne e i cavalieri dello stesso seme, creando così quattro coppie o tipologie di incontri tra i due archetipi femminile e maschile. Chi le guarda può “inventare”, cioè etimologicamente “trovare”, un’immaginaria relazione psichica tra le figure oppure le avventure che hanno preceduto e reso possibile l’incontro, facendo emergere liberamente una delle infinite trame possibili.

Simona Cozzupoli

Un aspetto interessante di questo atto di immaginazione è che chi inventa/trova una storia finisce inevitabilmente per parlare di sé. Le carte, del resto, hanno a che vedere con il caso e con la divinazione, in senso junghiano e jodorowskiano: sono anche un metodo di esplorazione dell’inconscio.

Analogamente alle bacheche, con i disegni lo spettatore è invitato a costruire delle storie intorno a composizioni surreali, come avviene ne “La Donna-Farfalla con i tacchi a spillo , dove un ibrido donna-farfalla è chinato davanti a un’enorme mano femminile (oppure è la Donna-Farfalla ad essere piccolissima?) che indossa un anello dal quale si alzano in aria sfere luminose. Chi o cosa è quell’essere favoloso? Perché è attratto dall’anello? A chi appartiene la mano che sbuca da destra? Ognuno può mettere in relazione gli elementi presenti e “leggere” una storia il cui incipit sia “C’era una volta, tanto tempo fa…”

Simona Cozzupoli

4.Ci sono dei temi ricorrenti nelle creazioni che realizzi? Quali precisamente?

Con le mie opere concretizzo delle idee. Queste idee hanno a che vedere con alcuni temi ricorrenti, tutti legati in qualche modo a una dimensione originaria: l’infanzia, il gioco, gli archetipi, le etimologie delle parole, i sogni, la meraviglia e lo stupore in senso filosofico, le corrispondenze tra Macrocosmo e microcosmo e la divinazione come accesso all’inconscio secondo la nozione junghiana di “sincronicità”.

Sul piano visivo questi temi si traducono con la presenza ricorrente di bambole (spesso circondate dai loro giochi), del personaggio di Alice nel Paese delle Meraviglie, di re e regine, di uccellini origami in miniatura all’interno di un cerchio di cielo azzurro (quello che gli antichi chiamavano “templum”), di nature morte contemplative completamente azzurre attraversate da nuvole bianche, di accostamenti eterogenei che creano rebus, di minuscoli giardini verdeggianti popolati dai personaggi fiabeschi delle carte da gioco, di ibridi umano-animali-vegetali e, infine, di pesci e farfalle di carta che ingannano l’occhio evocando l’atmosfera caleidoscopica delle Wunderkammer. Immagino le mie creazioni in un’ideale “camera delle meraviglie”, dove possono diventare, se lo si desidera, strumenti in grado di attivare nell’osservatore quello stupore che accomuna, in una corrispondenza micro-macrocosmica, il bambino all’uomo preistorico. In sintesi, il tema a me caro è creare le condizioni per un superamento della conoscenza/interpretazione razionale della realtà, che pretende di essere, oggi, l’unica possibile.

Simona Cozzupoli

5.Raccontaci un po’ dei tuoi hobby al di là del lavoro di artista.

È difficile tracciare una linea di separazione netta tra la mia attività di artista e ciò che amo fare nel tempo libero. Quando non sto lavorando all’ideazione o alla realizzazione di una nuova creazione mi piace dedicarmi alla lettura. Accade spesso, però, che i libri mi offrano spunti per il concepimento di una nuova opera… Ecco che in realtà tempo libero e lavoro artistico sono strettamente collegati. È stato il caso, ad esempio, di “Mnemotecniche e rebus” di Umberto Eco, lettura che mi ha aperto una porta sull’universo delle antiche immagini mnemotecniche, ricche di accostamenti surreali, finalizzate a potenziare la naturale facoltà umana di memorizzazione. Grazie a quel breve e denso scritto corredato di immagini è nata l’idea di creare una moderna mnemotecnica tridimensionale all’interno di una scatola. Ho intitolato l’opera “Mnemotecnica: Giano bifronte”. Mi entusiasma, poi, girare per mercatini dell’usato di qualunque tipo, sempre alla ricerca di scatole di legno, di cornici e di oggetti che mi offrano spunti e filoni da seguire, come in una sorta di euforica caccia al tesoro. Amo i misteriosi accostamenti eterogenei che si creano sulle bancarelle: ci vedo la stessa atmosfera delle nature morte metafisiche di de Chirico, dove il caso sembra avere a che fare con la divinazione.

Spesso acquisto oggetti di cui al momento ignoro l’utilizzo che ne farò, sicura che, prima o poi, ogni cosa troverà la sua giusta collocazione. Può capitare che alcuni acquisti rimangano inutilizzati per lungo tempo, anche per anni, finché, un bel giorno, l’oggetto lasciato in disparte attira improvvisamente la mia attenzione e diventa protagonista di una nuova creazione. È avvenuto così per il contenitore di un vecchio orologio, che, dopo anni di deposito, ha ispirato il mio primo “Templum” grazie alla sua apertura circolare.

A casa mi piace molto guardare le commedie all’italiana con Tognazzi, Manfredi, Gassman, Sordi e la Vitti. Spesso mi capita di perdermi nelle scene di interni a osservare mobili, tende, tappezzerie, pavimenti e complementi d’arredo anni ‘60 che vorrei avere a casa mia!

Infine, nel tempo libero mi piace visitare posti nuovi che trovo interessanti dal punto di vista artistico-architettonico o naturalistico: amo passeggiare a lungo, osservare dettagli, fotografare, visitare mostre e musei. Inutile dirti che l’esperienza di un viaggio mi offre sempre spunti per nuove idee da realizzare.

Ah, dimenticavo… Giocare con il proprio gatto e accarezzarlo quando dorme può rientrare negli hobby?

Simona Cozzupoli potete trovarla sul sito e sui canali social Facebook e Instagram.

 

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