I GRANDI PROGETTI DI ARTE URBANA A ROMA: INTERVISTA A DIAVÙ
Oggi facciamo un viaggio virtuale a Roma e torniamo a parlare di M.U.Ro, il Museo di Urban Art di Roma e di altri grandi progetti di arte urbana della città. Questa volta ho pensato di far parlare direttamente l’ideatore di queste fantastiche iniziative che, dal 2010, stanno portando bellezza e colore in tutta la capitale, l’artista e curatore David Diavù Vecchiato in arte Diavù.
Diavù è tra i più noti e attivi street artist italiani e tra i primi curatori in Italia a portare l’Urban Art nei musei e i musei in strada. È molto più di un artista, mi piace definirlo uno “sperimentatore” perché ha indagato sulle molteplici potenzialità dell’arte, da quella di strada a quella delle gallerie, creando progetti concreti e replicabili che hanno trasformato città, vie e quartieri.
Classe 1970, i suoi primi interventi urbani risalgono al 1992, anno in cui escono anche le prime pubblicazioni dei suoi fumetti, copertine, illustrazioni (su La Repubblica, La Repubblica XL, Frigidaire, Blue, Il Cuore, Alias, Linus, Rockstar, Rumore).
Diavù ha esposto in Europa, Asia e USA, dal 2007 ha curato la direzione artistica della galleria d’arte e art shop “MondoPOP” di Roma. Ha realizzato una personale per La Triennale di Milano/OFF e, tra le collettive, ha esposto al Museo di Bolzano, al Madre di Napoli e in altri musei italiani e internazionali.
Dal 2010 ha dato vita a importanti progetti di street art che hanno cambiato il volto di periferie, vie e quartieri di Roma e di altre città italiane.
- M.U.Ro il museo di Urban Art di Roma, di cui ho parlato in questo post, un grande progetto che non si esaurisce nei murales realizzati tra Quadraro e Tor Pignattara ma che ha portato alla creazione di mappe per i visitatori, street art tour sia a piedi che in bici, mostre nei locali di zona e così via creando un circolo virtuoso che ha messo in relazione artisti e quartieri. Per questo progetto Diavù ha anche collaborato con Sky ARTE curando una serie di documentari dedicati.
- GRAART è un progetto di Arte Contemporanea Urbana: un percorso artistico e culturale lungo il Grande Raccordo Anulare che racconta miti e leggende della storia antica di Roma attraverso opere di artisti provenienti da diverse parti del mondo. Chi lo avrebbe mai detto che questa imponente infrastruttura urbana potesse diventare una grande tela! Le vie dell’immaginazione sono infinite, e Diavù ne ha da vendere! Le pareti del GRA si trasformano nel circuito di un originale tour a tappe dove ogni tappa narra una vicenda della Roma antica come di quella moderna, come una caccia al tesoro in cui il tesoro stesso sono le opere di Urban Art da trovare. Tanti i murales bellissimi realizzati da firme dell’Urban Art Internazionale. A questo link puoi trovare la mappa dei murales. Sul canale youtube di Diavù puoi trovare anche una serie di documentari che mostrano come sono nati i primi 10 murales di GRAArt. Vi consiglio di guardarli per conoscere le storie che si nascondono dietro le opere e per scoprire tante curiosità della storia di Roma. Graart è un progetto di ANAS e si è avvalso della consulenza della scrittrice Ilaria Beltramme.
- POPSTAIRS (2015) è un progetto ambizioso che porta l’arte urbana sui gradini delle scalinate di Roma che diventano magicamente delle enormi tele. Protagoniste dei dipinti, tutti realizzati da Diavù, sono donne della storia, della cultura e della spettacolo: Ingrid Bergman in via Fiamignano e via Ronciglione, Elena Sofia Ricci in via Ugo Bassi, Anna Magnani in via Andrea Doria. Nel 2017 il progetto è arrivato anche al Museo Nazionale Archeologico di Napoli con l’opera di Diavù “Æquus Parthenopensis“, dedicata alla Testa di cavallo Carafa di Donatello, conservata all’interno del museo.
- ARIA è il nuovissimo progetto che relaziona arte, attivismo ambientale e tematiche economiche. Attraverso il linguaggio dell’arte racconterà i danni che stiamo provocando al nostro habitat naturale. Partirà quest’estate da Roma proprio dai quartieri Quadraro e Torpignattara con la realizzazione di oltre 130 murales sulle scuole del Municipio Roma VII. E poi si diffonderà verso le pareti di varie città, non solo italiane. Mercoledì 17 giugno dalle 19.30 ci sarà il lancio ufficiale del progetto con una diretta su Facebook (@diavu) e Instagram (@diavu). DA NON PERDERE!
Indice
INTERVISTA A DAVID DIAVÙ VECCHIATO
1. Come è nata l’idea di M.U.Ro. e degli altri due progetti GRAART e POPSTAIRS?
L’idea è nata perché temo di avere le manie di grandezza. Nel 2010 in effetti avrei potuto dipingere uno o due murales miei nel quartiere di Roma dov’è nata mia madre e del quale sapevo varie storie legate al Novecento, cioè il Quadraro vecchio, e finirla là, e invece ho avuto questa grande visione e ho cominciato a chiamare a raccolta amici da tutto il mondo, tutti artisti piuttosto noti nell’ambito della Street Art, per realizzare un museo all’aperto di opere in qualche modo legate all’identità di quel quartiere e, in seguito anche del vicino Torpignattara. O forse la vera causa scatenante è stata il senso di responsabilità che sento di avere, in quanto artista e in quanto uomo, nei confronti dei miei simili e delle future generazioni. Io credo che, in un mondo che segue sempre di più gli interessi privati fino ad arricchire pochissimi individui riducendo alla miseria la maggioranza della popolazione mondiale, fare arte pubblica – ovvero cultura visiva nelle strade di cui tutti possono fruire gratuitamente – sia sempre più necessario. Oltre agli oltre 35 murales – tra cui quelli dedicati alla deportazione nazifascista del 17 aprile 1944, al periodo d’oro di Cinecittà o alla odierna natura multietnica della periferia in cui il progetto è nato – si sono realizzate mappe per i visitatori, Street Art tour sia a piedi che in bici, mostre nei locali di zona e così, negli anni, si è autoalimentato un circolo virtuoso che metteva in relazione artisti e quartieri. M.U.Ro. (muromuseum.com) è diventato in questo modo un format in cui Urban Art contemporanea e tematiche dei luoghi in cui sono dipinti i murales sono in perenne dialogo, e perciò quando si è trattato di realizzare dei progetti altrove è bastato declinare questo format.
Nel caso di GRAArt (graart.it) – ovvero dei 17 grandi murales che ho curato attorno al Grande Raccordo Anulare di Roma – ho lavorato con la scrittrice Ilaria Beltramme nella ricerca di temi correlati a storie, miti e leggende delle varie aree della Città Eterna, che abbiamo raccontato agli artisti ospiti portandoli anche nei musei a visitare le opere riferite a quei miti, per ispirarli. Sul mio canale YouTube (youtube.com/c/Diavu) puoi vedere una serie di documentari che mostrano passo passo come sono nati i primi 10 murales di GRAArt.
Nel caso di Popstairs invece ho dipinto io sei scalinate tra Roma e Napoli, anche queste con un riferimento al passato della strada o della scalinata stessa. Ad esempio a via Ugo Bassi a Trastevere ho realizzato il ritratto di una giovane Elena Sofia Ricci dal film “In nome del popolo sovrano” di Luigi Magni, film che narra i moti rivoluzionari della Repubblica Romana del 1848-49, dunque la cacciata di Pio IX dalla città e l’assedio alle truppe repubblicane da parte dei francesi in difesa del papa al Gianicolo, che è proprio là in cima alla scalinata. Lo stesso Ugo Bassi a cui è dedicata la via era un frate che parteggiava per la Repubblica, contro il papato. Un altro esempio è a Napoli, dove sulla scalinata del Museo Archeologico Nazionale ho dipinto la testa di cavallo di Donatello che è una delle ultime opere che il museo ha acquisito.
2. Sono passati dieci anni dal lancio del progetti. Sei soddisfatto di come è andata?
Direi di si, e mi auguro di aver contribuito un po’ anch’io alla grande diffusione dell’arte negli spazi pubblici che stiamo vedendo negli ultimi anni.
Poi c’è la tecnologia che incoraggia il lato più frivolo dell’appagamento se vuoi, bisogna ammetterlo, perché ti dà conto delle tantissime persone che amano le nostre opere e ci taggano continuamente sui social network, e questo se fai arte ti fa ovviamente piacere. Chiaramente c’è anche chi è perplesso da queste opere, o chi detesta proprio i murales, ma va bene così perché dove c’è una reazione ci può essere la possibilità di aprire un dialogo. E l’arte per me è relazione.
3. Avrà un’evoluzione il progetto M.U.Ro.?
Un’evoluzione ideale il progetto già l’ha avuta tra il 2015 e il 2018, ed è stata la serie di documentari omonima che ho curato per Sky Arte in giro per l’Italia. Ho applicato la stessa logica di M.U.Ro. a vari paesi o quartieri di città diverse, coinvolgendo alcuni dei colleghi più importanti della Street Art mondiale, e l’abbiamo raccontata in 15 documentari da un’ora ciascuno. Abbiamo portato uno dei capisaldi della Street Art statunitense come Ron English al Quadraro, il brasiliano Eduardo Kobra in cima alle Alpi Apuane a dipingere il David tra le cave dove Michelangelo ha preso il marmo nel quale l’ha scolpito, il polacco 1010 a dipingere l’immenso tetto del Palaterme di Montecatini, il belga Roa a Favara in Sicilia, eccetera eccetera. Per me quello è stato un tentativo per mostrare a chiunque come secondo me si dovrebbe curare un simile progetto di Arte Pubblica, e dunque anche una maniera per salutare quest’idea e farla andare da sola, anche senza di me. In anni recenti si sono sviluppati un po’ ovunque sempre più progetti di Urban Art legati allo spirito dei luoghi, sullo stile di M.U.Ro. e quando sono ben realizzati è bello vederli crescere. Per quanto riguarda noi a Roma è nata già da oltre 6 anni l’associazione MURo che si occupa di proseguire i lavori mentre, per quanto riguarda me, sto avviando un nuovo progetto artistico personale che si chiama ARIA (ariaproject.eu) e che relaziona arte, attivismo ambientale e tematiche economiche, e partirà quest’estate proprio dai quartieri Quadraro e Torpignattara di Roma, per prendere poi il volo verso le pareti di varie città, non solo italiane. La seconda tappa sarà infatti nel Centro di Arti Visive di Ponte De Sor in Portogallo, con un murale e una mostra dedicati. Ma ARIA non avrà come unica forma di espressione l’arte urbana, sono previsti workshop didattici su arte e ambiente, testi illustrati, un documentario e molto altro.
Ho deciso inoltre che i prossimi murales che realizzerò nella mia città saranno particolarmente correlati con la storia del popolo di Roma, che ha tantissime vicende sconosciute quanti incredibili che si possono evocare in nuovi murales. Mi piacerebbe dedicare anche un catalogo di opere ai tanti personaggi popolari che hanno caratterizzato Roma. Credo che in questo periodo rimettere il popolo – e le minoranze svantaggiate – al centro del dibattito pubblico sia fondamentale. Per me personalmente è forse questa apertura alla sperimentazione di nuovi argomenti e linguaggi la più logica evoluzione di M.U.Ro.
4. Il fenomeno della street art in Italia si sta affermando sempre di più: finalmente non è più vista come vandalismo ma come forma d’arte e nuova forma di comunicazione. Cosa ne pensi di questa attenzione verso la street art appunto?
Penso che tutta questa attenzione sia la naturale conseguenza del lungo impegno durato anni soprattutto di artisti, ma anche di curatori, organizzatori e altri operatori culturali. Quando però non sei più sotto l’assedio dei detrattori, o addirittura delle forze dell’ordine, ma ti scoprono le istituzioni che ti propongono di lavorare nelle periferie in nome della “riqualificazione urbana” (spesso cercando di colmare con dei murales lacune strutturali, come l’abbandono di alcuni edifici o la grave insufficienza di servizio pubblico) o ti corteggiano i grandi brand, allora là devi mostrare la tua intelligenza, devi cioè essere in grado di gestirla questa attenzione. In questi casi io trovo che torna molto utile avere quella grande visione di cui si diceva prima, soprattutto se è una visione chiara del proprio lavoro e dei propri scopi.
Mi auguro che, anche dopo l’esperienza Covid-19 e la crisi economica che ne deriva – che sta aprendo chiaramente un dibattito a proposito dei musei vuoti, delle gallerie d’arte duramente colpite e su futuri investimenti in opere d’arte pubblica come soluzione per salvare il mondo dell’arte – si prendano in considerazione queste nostre esperienze decennali che hanno iniettato vita nuova sia nel mondo dell’arte che nel modo di concepire le città e non si tenti piuttosto di accantonarle per cercare di riportare prepotentemente in strada dei brutti monumenti di arte contemporanea concettuale o astratta che ormai la popolazione è probabile che oggi interpreterebbe come costosi sfregi allo spazio condiviso. Piuttosto si inizi a dare qualche fondo economico in più a noi artisti chiamati pretestuosamente “street artist”, che abbiamo fatto risorgere l’arte nelle strade, per permetterci di realizzare opere più importanti e durature.
5. Come hai trascorso la quarantena?
Durante il lockdown ho organizzato dei workshop di Street Art che ho iniziato a girare con le mie figlie Linda di 9 anni (che è anche la ‘modella’ che ha ispirato il volto di Aria) e Sofia di 17 anni (che ci ha ripresi e diretti). Tutti i workshop puoi trovarli sul mio canale youtube . (…ma finalmente poi siamo usciti https://www.youtube.com/watch?v=D__68TMScpM
6. Dal punto di vista artistico (legato al mondo della street art e arte urbana in generale) a quale città del mondo paragoneresti Roma?
Non riesco a paragonarla perché Roma è troppo assurda. Mi spiego: se ci pensi, ha iniziato molto tardi a ospitare grandi murales sulla propria ‘pelle’ rispetto ad altre città europee, ma anche italiane. Poi il fenomeno in un paio d’anni è esploso e ora è tra le città più dipinte d’Europa e gli stessi Municipi fanno la gara a chi commissiona più murales. Questo si deve certamente all’antica tradizione di dipingere i palazzi che abbiamo radicata nel nostro DNA probabilmente, visto che nell’antichità le statue e i monumenti che oggi vediamo di marmo e travertino bianchi erano in realtà colorati, ma anche nel Cinquecento e Seicento molti palazzi avevano le facciate affrescate o i graffiti rinascimentali. Ma questa esponenziale crescita dell’Arte Urbana a Roma si deve secondo me anche al clima di competizione un po’ coatto che vi si respira, ovvero se qualcuno fa qualcosa di molto evidente inizia la gara a chi lo fa ancora più evidente, più invadente e più ‘rumoroso’. Per molte persone ovviamente questa è una dinamica stressante e non tutti resistono a questi ritmi concorrenziali, ma se la vedi col giusto distacco, “alla romana” diciamo, allora ti fai due risate ad ammirare chi fa il botto più forte, e idem fanno gli altri con te. E alla fine ci si diverte e ‘sticazzi, come si dice da queste parti. Esclamazione da non confondere assolutamente con “mei cojoni”, mi raccomando, eh?
Un enorme grazie a David Diavù Vecchiato non solo per questa interessante intervista che mi ha concesso ma per tutto quello che ha fatto finora e per quello che farà. Diavù è davvero un vulcano di idee, non riesce proprio a star fermo! E, in attesa di conoscerlo dal vivo il prossimo weekend (e sì sarò a Roma sempre a caccia di nuovi muri), non mi perderò domani il live su Facebook e Instagram in cui l’artista racconterà del nuovo e ambizioso progetto ARIA.
La foto in evidenza: David Diavù Vecchiato,”Anna Magnani – La Diva”, via Andrea Doria, Roma. Dipinto su scalinata, Giugno 2016. (foto Vincenzo De Francesco)