TORNO A PARLARE DI BRUNELLA FILÌ E DEL SUO ULTIMO FILM “ALLA SALUTE”
Ho conosciuto Brunella Filì durante un aperitivo organizzato dall’associazione dei Pugliesi a Milano di cui faccio parte. Di lei ricordo in particolare gli occhi, grandi, espressivi, che trasmettevano una luce particolare, che parlavano da soli. La sua storia, raccontata durante la serata, mi colpì particolarmente al punto che decisi allora, era il 2015, di farle la prima intervista che trovate qui. Brunella è una filmmaker, documentarista, regista, titolare della casa di produzione OFFICINEMA DOC che ha fondato alcuni anni fa vincendo il bando Principi Attivi. Vive a Milano ma è una globetrotter, spesso in Puglia e in giro per il mondo per girare i suoi docufilm. Le storie sono state da sempre la sua più grande passione, e, quando ha capito che le riusciva bene raccontarle attraverso le immagini in movimento, ha deciso di specializzarsi e di iniziare il suo percorso da regista.
Oggi torno a parlare di lei per raccontarvi del suo ultimissimo lavoro il documentario pluripremiato “Alla Salute“, dove affronta un tema molto delicato, quello della malattia. In questo lavoro la Brunella ha dimostrato di essere un grande talento e una grande professionista, capace di affrontare temi così profondi e diversi tra loro con realismo, eleganza e ironia, trasmettendo emozioni e portando il pubblico a riflettere sui temi importanti.
Da “Emergency Exit – young Italians abroad”, in cui racconta le storie di giovani italiani che emigrano all’estero in cerca di un futuro, al documentario “Alla Salute“, la giovane regista ha ricevuto moltissimi premi per entrambi i suoi lavori e sta già lavorando ad un terzo film. Abbiamo fatto due chiacchiere con lei per approfondire il suo ultimo lavoro e parlare dei progetti futuri L’intervista è davvero illuminante e leggere le sue parole mia ha emozionata, sono sicura che sortirà anche con voi lo stesso effetto.
Indice
INTERVISTA A BRUNELLA FILÌ
Raccontaci un po’ di te e le tappe principali della tua carriera di regista.
Sin da quando ero piccola, la mia passione sono sempre state le storie: ascoltarle e raccontarle. All’università, ho capito che mi riusciva bene farlo filmando, con le immagini. Così dopo alcuni corti, sono partita, telecamera in spalla, per realizzare il mio primo film lungo nel 2014, dal titolo ‘Emergency Exit – young Italians abroad’ (www.emergencyexit.it) Un film che racconta storie di giovani Italiani emigrati all’estero, incontrandoli in un viaggio a tappe fra Europa e Stati Uniti, partendo proprio dalla Puglia verso Londra, Parigi, New York, Bergen, Vienna e Tenerife. Dopo numerosi premi in Festival internazionali, nonostante fosse un film indipendente completato grazie a una produttrice americana, Beth Di Santo – Emergency Exit è stato uno dei pochi doc italiani a essere distribuiti su Netflix (fino a Marzo 2018). Oggi, è ancora possibile vederlo su iTunes e Google Play, ma ci saranno proiezioni nel corso del 2019.
Emergency Exit è un film a cui sono molto legata, non solo perché è il primo, ma anche perché mi ha permesso di dar voce, attraverso il cinema, alla mia generazione ‘dimenticata’. Ricevo ancora oggi messaggi di ragazzi che si sono identificati in quelle storie.
L’anno scorso invece, ho presentato la mia opera seconda, “Alla Salute”, in concorso al Biografilm Festival di Bologna, dove ha vinto due premi, e nella selezione ufficiale del Festival HotDocs di Toronto 2019, un enorme risultato. Un film molto coinvolgente per me, perché nasce dalla richiesta di un amico in un momento particolare: la scoperta di avere un cancro. La domanda posta nel film è: “si può essere felici anche se gravemente malati?”.
Da Emergency Exit in cui racconti la generazione dei giovani italiani che emigrano all’estero in cerca di un futuro al documentario “Alla Salute”, dove affronti un tema molto delicato: la malattia. Raccontaci questo passaggio e come è nata l’idea del documentario sulla vicenda accaduta al food performer pugliese Nick Difino.
Occupandomi di documentari lavoro con storie vere, con la realtà, sebbene poi questa venga rielaborata cinematograficamente. Così è stato quando, a Marzo 2015, ho ricevuto una telefonata dal mio amico Nick (Difino), che mi comunicava di avere un cancro e di voler il mio aiuto per raccontare quel che stava vivendo. Rimasi senza parole. Alla parola ’cancro’ mi si era accapponata la pelle, ricordando quando era successo a mio padre, poi guarito da una leucemia. Gli chiesi tempo per metabolizzare, pensavo che non avrei mai potuto accendere una telecamera su di lui senza sapere come sarebbe andata a finire. Ma non potevo lasciarlo solo, così gli proposi di tenere un diario filmato di tutti i momenti che avrebbe vissuto, dandogli indicazioni per un ipotetico futuro progetto filmico. Nel frattempo lo intervistavo, anche se non pensavo che sarebbe diventato un film, ma soltanto una testimonianza privata.
Invece, inaspettatamente, il materiale filmato accumulato fu talmente potente e la sua voglia di vivere così forte nonostante tutto il dolore, da convincermi: capii che fare quel film poteva in qualche modo dare coraggio anche ad altri, a chi viveva la stessa storia di Nick e – forse – anche a chi malato non era, a noi “sani”. Opponendo la forza al dolore, mi sono immersa con lui, coinvolgendo una piccola squadra per dare inizio alla produzione. Risalendo piano da quelle ‘acque profonde’, il film si andava completando con i pezzi mancanti: fra tutti la metafora del mare, che torna potente, simboleggiando la rinascita. Suggestioni, suoni, insieme ai luoghi amati, primi fra tutti il mare della Puglia e la campagna, donano qualcosa di ‘magico’ al film, la cui storia scorre lieve, accompagnato dalla presenza costante del cibo, nella sua dimensione collettiva. Il racconto della storia di Nick, infatti, si alterna alla preparazione di panzerotti, parmigiane e altri piatti, spesso proibiti durante una malattia: un’intuizione della sceneggiatrice (Antonella Gaeta) per legare anche le testimonianze dei migliori amici di Nick, Chef ed artisti (fra cui Roy Paci, Paola Maugeri, DonPasta), interpellati mentre cucinano sui temi di malattia, paura, felicità e morte.
Raccontaci un aneddoto che ti è rimasto nel cuore durante le riprese del documentario “Alla Salute”, che si sono svolte fra la Puglia e Milano.
Spesso gli aneddoti più divertenti sono quelli che avvengono durante le riprese vere e proprie e anche qui non sono mancati sul set momenti buffi o giornate memorabili, ad esempio quelle insieme agli Chef, in viaggio fra la Puglia e Milano, o la scena finale in barca a vela a Polignano a Mare! Quello che però ha lasciato più il segno per me è stata la preparazione e, soprattutto, il montaggio di Alla Salute: due momenti accompagnati da sfide dolorose. Gran parte del film riflette gli stessi conflitti che ho vissuto come regista di questo lavoro: ad esempio le emozioni provate guardando i video-diari di Nick. Accettando di raccontare la sua storia, in qualche modo abbiamo vissuto insieme a lui il dramma. Non sapevamo come sarebbe andata a finire, il che ha reso il processo molto delicato e emotivamente duro. Prima di dare il via alle riprese, avevo molta ansia sulle modalità di “accesso” alla sua vita. Cosa chiedergli? Quanto vicino a quel dolore dovevo spingermi? Quando dovevo fermarmi nel mostrare determinati momenti? In scrittura e montaggio abbiamo provato a immaginare cosa avrebbe comportato mostrare scene forti, anche se nel miglior modo possibile. Dovevamo trovare una chiave per non mostrare un tema delicato con troppa ironia, mescolandolo a cibi e ricette. Per fortuna il pubblico e la critica ci stanno premiando, accogliendo con emozione il film, soprattutto pazienti ed ex-pazienti di cancro.
Quali sono state le più grandi soddisfazioni ricevute dai tuoi lavori (parlami anche dei premi ricevuti dal documentario)
Le soddisfazione maggiori di questo lavoro per me sono due: il riscontro del pubblico e il lavoro di squadra! Quando gli spettatori si emozionano identificandosi nel racconto, o riescono a interpretare in chiave personale il tuo film, trovando significati inattesi e ringraziandoti a fine visione: è un momento indescrivibile che ripaga di ogni sforzo fatto e ti gratifica più dei premi.
Ed è bello condividere queste gioie con la squadra che mi ha affiancato: il cinema è un’arte collettiva, di cui il regista è il direttore d’orchestra: mi sento fortunata ad avere avuto collaboratori così in gamba! A cominciare dai montatori (Andrea Facchini e Alessandro Alliaudi), la producer Fortuna Mosca, le musiche di Vincenzo Deluci e Gabriele Panico; la fotografia di Davide Micocci, l’audio di Entropia e la post produzione di Octopost. Infine, tutti quelli che hanno supportato il progetto: Apulia film Commission e l’Istituto Tumori di Bari, in primis il Dott. Attilio Guarini. Un team tutto pugliese!
Il film ha inoltre raccolto diversi prestigiosi premi: “Premio Lifetales Award’ e ‘Premio del Pubblico’ al Biografilm International Film Festival; e poi ‘Premio Miglior Film’ Human Rights Film Festival 2018, premio ‘TOP Italian Film” dall’Audience a Toronto: “Con un linguaggio ironico Alla Salute mette in scena un mondo in cui l’apertura e la comunità sono parte integrante della cura. Sfata il tabù del cancro, che ciascuno di noi conosce, e che continua a suscitare paura e vergogna. Mostra, con coraggio, realismo e ironia la fatica necessaria approdare alla altra sponda del mare e del male” – è stata la motivazione della Giuria.
Abbiamo dato vita a un tour nei più bei cinema d’Italia (il Cinemino a Milano, poi Torino, Perugia, Trento, Bologna, etc) pur non avendo una distribuzione: abbiamo fatto sold-out per due settimane al Ciaky di Bari. Il tour pugliese ha toccato oltre 20 città da Foggia a Lecce. Abbiamo incontrato oltre 2700 spettatori da cui ci arrivano messaggi che pubblichiamo ogni giorno sulla pagina Facebook del film.
Il film ora segue il suo tour internazionale: siamo appena tornati dal Canada, dove abbiamo presentato il film nella selezione ufficiale del Festival HotDocs di Toronto, e poi a Berlino. Come avrai capito, non mi fermo mai…!
So che sei una persona che non si ferma mai… e infatti immagino che già stai pensando ai prossimi lavori. Cosa ci riserverai prossimamente?
Hai ragione. Anche durante la promozione di un film devi già pensare al prossimo, sfruttando la scia del precedente. Sto preparando un nuovo film, internazionale, si svolge fra Puglia e Norvegia, già selezionato in tre festival per progetti (fra cui Apulia Film Forum e Mia Market di Roma), che racconterà le storie di due donne lontane geograficamente, ma vicine per la passione che hanno verso il mare: Antonia, da Gallipoli, nel profondo Sud, e Sandra, una donna eschimese del Polo Nord. Sognano entrambe di fare le pescatrici, un lavoro tradizionalmente tutto al maschile. Una ci riuscirà mentre l’altra dovrà fare delle scelte. Si intitola “Sea Sisters” e, naturalmente, non sarà un film sulla pesca, ma sul diritto di ognuno – in particolare delle donne – ad affermare le proprie ambizioni, senza barriere di genere.s
Calendario dei prossimi appuntamenti?
Con la mia casa di produzione Officinema Doc (www.officinemadoc.com) stiamo preparando la grande anteprima di “Alla Salute” a Roma al Cinema Farnese il 19 Giugno, ma intanto sono imperdibili gli appuntamenti col film in Puglia, che continueranno tutta l’estate. Consiglio di seguirci sulla pagina Facebook per segnare tutte le date.
Ringrazio Brunella e le faccio un grosso in bocca al lupo per tutti i suoi progetti futuri!